Road Life (by bike)
lunedì 12 marzo 2012
Di nuovo in sella, possibile viaggio, Riverside I, Zaino pc
526 km possono sembrare tanti, ma se sono spalmati in 9 mesi non sono un'emerito cazzo. Il computerino della b'ebike oggi segnava proprio 526km totali, il che equivale grossomodo ad un paio di chilometri al giorno, per giunta scarsi.
Il fatto è che tutto l'inverno la b'ebike è rimasta ferma con la batteria che sonnecchiava sotto la scrivania a piena carica, aspettando tempi migliori. Non ho aggiornato il blog perchè la bici non l'ho presa praticamente mai durante tutto l'inverno.
I tempi migliori alla fine sono arrivati, dopo il famigerato terribile ciclone killer che secondo i giornalisti ha spazzato via la sicilia. Oggi c'era un bel sole caldo e un vento stile patagonia, ma non ho resistito e mi sono rimesso in sella per fare un giretto in paese. E' un tempo bastardo perchè da un lato ti viene voglia di coprirti per sopportare il vento, dall'altro c'è comunque caldo e appena il vento cessa per un attimo inizi a sudare. Cmq, il giretto si è concluso con il classico caffè + sigaretta, uno dei soliti passatempi salutisti degli sportivi veri.
In questi giorni mi sto fomentando con i viaggi in bici, e appena il tempo si mette bene ho mezza intenzione di farne uno anch'io, ginocchio permettendo. Considerato che la b'ebike pesa venticinque chili, se la uso senza assistenza potrebbe essere un buon allenamento per quando avrò la mia bici muscolare carica di bagagli. Spero che il mio ginocchio con l'infiammazione facile regga.
Qualche considerazione sparsa:
Quale bici?
Fare un viaggio in pedelec (bici elettrica per i non addetti ai lavori) è impensabile, a meno che non si abbia un amico in ogni città che ti ospita per la notte e ti permette di caricare la batteria. Portarsi appresso la batteria scarica per avere 30km di aiuto su 250 è un suicidio, e dormire ogni notte in albergo per ricaricare è un suicidio per il portafoglio.
Ci vuole una bici muscolare (cioè una bici normale per i non addetti ai lavori). Requisiti: deve costare poco, essere scorrevole e sufficientemente robusta.
Per adesso ho in mente questa:
Si chiama Riverside I ed è il modello base delle bici trekking della B'twin. Telaio in acciaio, 14 chili in tutto (non pochi, ma sono sempre dieci chili in meno rispetto alla b'ebike), 21 rapporti, ruote da 28. Lo so, già vi vedo storcere il naso dicendomi di puntare più in alto, ma già così non so se avrò i 170euro per procurarmela.
L'ho provata per qualche metro e mi è sembrata buona, unico neo è l'attacco manubrio davvero dozzinale, ma non dovrebbe essere un problema.
Compagnia?
No, credo che andrò da solo. Per un semplice motivo: andrò pianissimo per non farmi partire il ginocchio e non voglio avere il patema d'animo di rallentare qualcun altro. Quindi o trovo compagni di viaggio lenti come me, e ce ne vuole, o vado da solo.
Percorso?
Non ne ho idea, dipende da quanta strada riesco a fare. Conto di uscire un paio di volte a settimana e fare giri sempre più lunghi e su strade sempre più carognose. In base a questo deciderò il chilometraggio giornaliero e quindi la quantità di strada totale. Credo che il limite sarà piuttosto basso, diciamo 50km al giorno per 4 giorni, ovvero massimo 200km in totale.
E basta, è inutile che continuo a elucubrare sui dettagli.
Passando a cose più concrete, qualche giorno fa ho preso uno zaino per il portatile, così me lo posso portare appresso anche quando vado in bici, ed effettivamente avrei anche potuto pensarci prima.
Solo per portatili con lo schermo da 15 pollici, attenzione. A parte questa limitazione l'ordigno dembra ben costruito, ben imbottito e anche carino da guardare. Quattordici euro più spicci, da decathlon.
Alla prossima!
venerdì 20 maggio 2011
Kustom!!!
Non sono uno che si attacca alle cose. Qualche tempo fa si è rotto il cellulare, e vabbè chissene, sostituito con uno da 30euro, meglio così. Ho perso innumerevoli felpe e giubbotti nella mia vita, lasciati a casa di qualcuno che non ho più rivisto o in qualche locale in cui non sono più ritornato.
I libri universitari li perdo regolarmente dopo aver dato una materia.
Ma i mezzi di trasporto sono un'altra cosa. Mi affeziono in modo totale a tutto quello che in un modo o nell'altro mi porta in giro, spesso gli do pure un nome - la mia macchina si chiama Sally, ad esempio.
Non credo di essere l'unico a provare queste cose, anche se ci sono altre migliaia di moto, bici o macchine come la tua beh, quella è la tua ed è speciale solo per quello. E quindi vuoi che in un modo o nell'altro si distingua da tutte le altre, fosse anche per un adesivo.
Ecco, l'altro ieri sono andato da decathlon e ho comprato un paio di cosette che servivano (ma anche no) alla b'ebike che mi sta portando in giro in questi giorni.
La prima cosa che mi serviva era una sella come si deve, purtroppo quella originale è comoda come un istrice imbalsamato cosparso di meduse e di foglie d'ortica, perciò provvisoriamente me ne ero fatta prestare una da un amico.
Ci ho pensato molto e alla fine ho preso questa:
I libri universitari li perdo regolarmente dopo aver dato una materia.
Ma i mezzi di trasporto sono un'altra cosa. Mi affeziono in modo totale a tutto quello che in un modo o nell'altro mi porta in giro, spesso gli do pure un nome - la mia macchina si chiama Sally, ad esempio.
Non credo di essere l'unico a provare queste cose, anche se ci sono altre migliaia di moto, bici o macchine come la tua beh, quella è la tua ed è speciale solo per quello. E quindi vuoi che in un modo o nell'altro si distingua da tutte le altre, fosse anche per un adesivo.
Ecco, l'altro ieri sono andato da decathlon e ho comprato un paio di cosette che servivano (ma anche no) alla b'ebike che mi sta portando in giro in questi giorni.
La prima cosa che mi serviva era una sella come si deve, purtroppo quella originale è comoda come un istrice imbalsamato cosparso di meduse e di foglie d'ortica, perciò provvisoriamente me ne ero fatta prestare una da un amico.
Ci ho pensato molto e alla fine ho preso questa:
Abbastanza stretta per pedalare bene, con inserti al gel e incavo salvapalle, perchè non è che dopo essere scesi dalla sella possiamo riattivare la circolazione massaggiandoci vigorosamente l'attrezzatura davanti agli altri. Anche se gli spieghi che stare in sella determina lo schiacciamento del nervo pudendo e quindi quell'operazione è necessaria passerai comunque per un villano. Questa risolve egregiamente il problema e ha anche un bell'aspetto.
E poi se si gira in città avere una tromba bitonale casinista è praticamente un obbligo.
Non è vero, la verità è che mi piace il look molto da mod, e poi strombazzare per salutare gli amici quando li incontri per strada è un piacere - anche se un po' imbarazzante a dir la verità.
Questo per adesso, poi parlando di modifiche più sostanziose ho visto su un sito italiano una forcella springer per bici al modicissimo prezzo di settantaquattro euro.
Sto cercando di trattenermi pensando che aggiungerà inutile peso a un mezzo che già si attesta sui 25 chili, ma prima o poi sarà mia...molto poi però...
Per adesso buone pedalate a tutti quanti!
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mercoledì 18 maggio 2011
Il solito post strappalacrime sui ricordi d'infanzia
Esco dalla rotatoria e imbocco il lungo viale che dal mare sale su su fino al centro. Strada liscia e dritta, in leggera salita, sto tornando tranquillamente a casa dopo il caffè al bar con un amico. Ad un tratto un ragazzino munito di bmx mi chiama dal marciapiede: "la facciamo una corsa? vediamo chi è più forte?".
Accenno un sì con la testa, attacco l'assistenza e acceleriamo entrambi. Lui si alza sui pedali e tira come un dannato, io pedalo tranquillamente facendo fare tutto al motorino elettrico, vediamo come va a finire.
Dopo qualche decina di metri passa in testa e taglia il "traguardo", vittorioso e felice.
Gli faccio un cenno di saluto e continuo la mia strada verso casa.
"Ma che ce ne frega?", direte voi, beh nulla in realtà, però questo piccolo episodio mi ha fatto ricordare un mare di cose: pomeriggi d'estate assolati passati a vagabondare tra i vicoli - in bici, ovvio -, la mamma che si incazzava perchè prendevamo la bici dopo esserci fatti la doccia e sudavamo di nuovo, le prime spedizioni fuori dal quartiere, ovviamente evitando le strade principali per paura di essere visti da parenti e conoscenti che avrebbero prontamente riferito ai genitori il nostro allontanamento. E poi ancora le ginocchia nere, le croste, le gomme da masticare con le figurine, i tatuaggi finti, salire e scendere dai marciapiedi, le patatine al formaggio al riparo di un portico, le gimkane, le gare a chi faceva la frenata più lunga, quelli di 15 anni che sembravano vecchi saggi, giocare con le biglie, assaggiare l'acqua tonica per la prima volta e rendersi conto che nonostante il nome promettente faceva davvero schifo.
E tante altre cose che adesso non ricordo.
Cazzo sono vecchio.
Accenno un sì con la testa, attacco l'assistenza e acceleriamo entrambi. Lui si alza sui pedali e tira come un dannato, io pedalo tranquillamente facendo fare tutto al motorino elettrico, vediamo come va a finire.
Dopo qualche decina di metri passa in testa e taglia il "traguardo", vittorioso e felice.
Gli faccio un cenno di saluto e continuo la mia strada verso casa.
"Ma che ce ne frega?", direte voi, beh nulla in realtà, però questo piccolo episodio mi ha fatto ricordare un mare di cose: pomeriggi d'estate assolati passati a vagabondare tra i vicoli - in bici, ovvio -, la mamma che si incazzava perchè prendevamo la bici dopo esserci fatti la doccia e sudavamo di nuovo, le prime spedizioni fuori dal quartiere, ovviamente evitando le strade principali per paura di essere visti da parenti e conoscenti che avrebbero prontamente riferito ai genitori il nostro allontanamento. E poi ancora le ginocchia nere, le croste, le gomme da masticare con le figurine, i tatuaggi finti, salire e scendere dai marciapiedi, le patatine al formaggio al riparo di un portico, le gimkane, le gare a chi faceva la frenata più lunga, quelli di 15 anni che sembravano vecchi saggi, giocare con le biglie, assaggiare l'acqua tonica per la prima volta e rendersi conto che nonostante il nome promettente faceva davvero schifo.
E tante altre cose che adesso non ricordo.
Cazzo sono vecchio.
venerdì 13 maggio 2011
One less car?
immagine presa da flickr e di proprietà dell'autore: http://www.flickr.com/photos/22964443@N08/
In questi giorni oltre ad andare a zonzo per il paese - con un paio di puntatine di una trentina di chilometri su strade extraurbane - ho passato un po' di tempo ad andare a zonzo per la rete a cercare informazione sui vari movimenti legati al ciclismo urbano. Quelli che organizzano le critical mass eccetera, per intenderci.
Trovo che la promozione del ciclismo urbano sia un'ottima cosa: la bici non consuma benzina, non si pagano tasse nè assicurazione, non c'è nemmeno l'obbligo di indossare il casco, anche se qualche nazista represso vorrebbe introdurlo. Oggi il computerino segnava 100km, i miei primi 100 km in bici, percorsi in pochi giorni prevalentemente in città o con brevi gite fuori porta. E ho scoperto che la bici spesso è più pratica dell'auto, più piacevole da usare, in poche parole sono felicissimo di essermi messo di nuovo su due ruote.
Tuttavia in giro per la rete ho letto anche delle colossali stronzate, integralisti della bici che considerano l'auto come la piaga del secolo, come una sorta di mostro da combattere e possibilmente distruggere ed eliminare per sempre. Ho letto di persone che non usano mai l'auto per principio, e che non si fanno nemmeno dare passaggi, sempre in nome di una assurda presa di posizione. A simbolo di tutto questo l'immagine di cui sopra, con un pugno che distrugge un'automobile.
Trovo tutto questo incredibilmente stupido: l'auto è un mezzo straordinario, che ha permesso a intere generazioni di vivere meglio. Se non esistessero le auto vedrei la mia ragazza una volta al mese, dato che vive in un altra città.
Sì, esistono i treni e le varie forme bici + treno, ma vorrei vedervi qui in sicilia farvi siracusa - messina in bici + treno. Dovreste partire un giorno prima, garantito.
Ogni mezzo ha i suoi pro e i suoi contro: amo la calma, il silenzio, la sensazione di libertà che solo la bici può dare. Amo il senso dell'avventura che si prova quando si inizia a pedalare via dalla propria città e il mondo tutto d'un tratto sembra più grande, variegato, multiforme, misterioso.
Detto questo, mi esalto anche per le cromature e il rombo di un'harley davidson, o per quella sensazione che si prova viaggiando in autostrada nel cuore della notte con il proprio disco preferito che suona nello nello stereo della macchina. E adoro andare ai rally e alle cronoscalate e vedere sfrecciare le WRC o i prototipi a velocità folle su per un stradina di montagna. Non c'è nessuna contraddizione in tutto questo, sono cose diverse, sensazioni diverse, piaceri diversi.
E usi diversi. Andare in bici deve essere una possibilità, un piacere, non un limite e nemmeno la scusa per scatenare stupide e inutili guerre di categoria. Anche perchè questo approccio "ostile" alla fine è controproducente rispetto agli scopi che questi movimenti stessi intendono perseguire.
Mi piacerebbe leggere le vostre opinioni in merito, perciò se volete commentate e dite la vostra.Alla prossima.
martedì 10 maggio 2011
Ciclismo urbano
Dopo un pomeriggio di pallosissimo studio esco dalla porta, inforco la bici e mi dirigo verso casa. Non faccio nemmeno cento metri che a terra cominciano a comparire tante piccole macchioline scure...quanto tempo ho prima che inizi a piovere seriamente? Non lo so, ma è meglio muoversi.
Accendo il motore, setto l'assistenza su sport, ingrano la terza e via, a tutto gas verso casa. O a tutta corrente dovrei dire. Pedalo come un forsennato, mi infilo nei vicoli per evitare il traffico, scanso le buche a rotta di collo, dribblo le automobili in fila, freno, scalo due rapporti e volo oltre le curve a gomito, oltre le vecchiette che si affacciano dalle finestre con il naso all'insù, oltre i bambini che continuano a giocare a pallone per le strade, oltre i sampietrini del centro, oltre le auto con la musica a palla, oltre la preoccupazione di rimanere sotto la pioggia.
Arrivo quasi davanti alla porta di casa e smette di piovigginare. Credo che non se ne sia accorto nessuno di queste 4 gocce, ma chi se ne frega? Bellissimo comunque.
Accendo il motore, setto l'assistenza su sport, ingrano la terza e via, a tutto gas verso casa. O a tutta corrente dovrei dire. Pedalo come un forsennato, mi infilo nei vicoli per evitare il traffico, scanso le buche a rotta di collo, dribblo le automobili in fila, freno, scalo due rapporti e volo oltre le curve a gomito, oltre le vecchiette che si affacciano dalle finestre con il naso all'insù, oltre i bambini che continuano a giocare a pallone per le strade, oltre i sampietrini del centro, oltre le auto con la musica a palla, oltre la preoccupazione di rimanere sotto la pioggia.
Arrivo quasi davanti alla porta di casa e smette di piovigginare. Credo che non se ne sia accorto nessuno di queste 4 gocce, ma chi se ne frega? Bellissimo comunque.
domenica 8 maggio 2011
Rimorchiare in bici (ovvero possibili cure per la mia sindrome di Mad Max)
Se scoppiasse domani un'apocalisse nucleare, o un'invasione di zombi, e avreste il culo di sopravvivere, quale mezzo scegliereste per spostarvi?
I mezzi pubblici vi lasciavano a piedi anche prima, figuriamoci adesso.
La macchina va bene, ma prima o poi finisce la benzina e le stazioni di servizio hanno esaurito il carburante.
I piedi vi portano dove volete, ma non si possono considerare un mezzo di trasporto e quindi sono squalificati da questa classifica.
Deltaplani e parapendii sono decisamente poco pratici per muoversi in città.
Cosa rimane? La bici, ovvio.
La bici, però, è fatta per trasportare solo il suo conducente e poche altre cose, per cui vi serve una soluzione se ad esempio dovete migrare verso zone con radioattività più bassa e portarvi appresso quello che rimane delle vostre cose.
Vi serve un rimorchio, è l'unica soluzione.
Prima che il mondo andasse affanculo c'erano due tipi di rimorchi per bici: quelli per portare esseri viventi (bambini, cani, cincillà, ambipligi ecc.) e quelli - appunto - per trasportare bagagli. Dei primi non ve ne fate nulla, i secondi sono introvabili o costano un occhio della testa. Non rimane che costruirvi da soli il rimorchio per la vostra migrazione.
Su www.instructables.com ho giusto trovato quello che fa al caso vostro:
Un rimorchio fatto di plasticaccia, tubi di alluminio e altri materiali di dubbia provenienza, pronto per essere stipato di bagagli e portarvi lontano dagli zombi o dalle radiazioni. Stupendo, vero?
Ok, adesso torniamo alla banale realtà quotidiana. Perchè vi ho detto tutto questo? Beh, perchè ho la sindrome di Mad Max, e quindi tutto ciò che è postatomico è meraviglioso. E quindi uno di questi cosi lo voglio costruire anch'io, alla scusa per utilizzarlo ci penserò dopo.
Per adesso ho recuperato le ruote della mia vecchia bmx (13 pollici) che dovrebbero andare bene, e il contenitore di plastica bello grosso.
Che per adesso è trasparente col coperchio fucsia ma che verrà verniciato di nero prima di essere montato.
Rimangono da procurare due assi di legno, le staffe a cui aggranciare le ruote e i tubi per unire il rimorchio alla bici. Quest'ultima parte la devo ancora ingegnerizzare (prendo a prestito questo termine dall'inglese), perchè rispetto a quello che è mostrato nel tutorial voglio un sistema di sgancio rapido e lo voglio agganciare alla fine del portapacchi e non al tubo della sella.
Sono abbastanza fiducioso, la cosa sembra molto fattibile. L'ultima cosa che dovrò trovare sarà il coraggio di andarci in giro, ma per quello mi sto attrezzando.
Ma si può fare anche di meglio, per cui vi lascio con questa succosa immagine, che possa essere da ispirazione per tutti voi:
p.s.: il tono scherzoso del post nasconde una cruda verità, ovvero il fatto che spesso a seguito di calamità naturali (o innaturali) la bicicletta è l'unico mezzo di trasporto affidabile.
I mezzi pubblici vi lasciavano a piedi anche prima, figuriamoci adesso.
La macchina va bene, ma prima o poi finisce la benzina e le stazioni di servizio hanno esaurito il carburante.
I piedi vi portano dove volete, ma non si possono considerare un mezzo di trasporto e quindi sono squalificati da questa classifica.
Deltaplani e parapendii sono decisamente poco pratici per muoversi in città.
Cosa rimane? La bici, ovvio.
La bici, però, è fatta per trasportare solo il suo conducente e poche altre cose, per cui vi serve una soluzione se ad esempio dovete migrare verso zone con radioattività più bassa e portarvi appresso quello che rimane delle vostre cose.
Vi serve un rimorchio, è l'unica soluzione.
Prima che il mondo andasse affanculo c'erano due tipi di rimorchi per bici: quelli per portare esseri viventi (bambini, cani, cincillà, ambipligi ecc.) e quelli - appunto - per trasportare bagagli. Dei primi non ve ne fate nulla, i secondi sono introvabili o costano un occhio della testa. Non rimane che costruirvi da soli il rimorchio per la vostra migrazione.
Su www.instructables.com ho giusto trovato quello che fa al caso vostro:
Ok, adesso torniamo alla banale realtà quotidiana. Perchè vi ho detto tutto questo? Beh, perchè ho la sindrome di Mad Max, e quindi tutto ciò che è postatomico è meraviglioso. E quindi uno di questi cosi lo voglio costruire anch'io, alla scusa per utilizzarlo ci penserò dopo.
Per adesso ho recuperato le ruote della mia vecchia bmx (13 pollici) che dovrebbero andare bene, e il contenitore di plastica bello grosso.
Che per adesso è trasparente col coperchio fucsia ma che verrà verniciato di nero prima di essere montato.
Rimangono da procurare due assi di legno, le staffe a cui aggranciare le ruote e i tubi per unire il rimorchio alla bici. Quest'ultima parte la devo ancora ingegnerizzare (prendo a prestito questo termine dall'inglese), perchè rispetto a quello che è mostrato nel tutorial voglio un sistema di sgancio rapido e lo voglio agganciare alla fine del portapacchi e non al tubo della sella.
Sono abbastanza fiducioso, la cosa sembra molto fattibile. L'ultima cosa che dovrò trovare sarà il coraggio di andarci in giro, ma per quello mi sto attrezzando.
Ma si può fare anche di meglio, per cui vi lascio con questa succosa immagine, che possa essere da ispirazione per tutti voi:
p.s.: il tono scherzoso del post nasconde una cruda verità, ovvero il fatto che spesso a seguito di calamità naturali (o innaturali) la bicicletta è l'unico mezzo di trasporto affidabile.
Avola - lido di noto - colonna pizzuta - calamosche - noto - avola
Visualizzazione ingrandita della mappa
Ho messo il culo sulla sella verso le due di pomeriggio senza sapere esattamente dove sarei andato. Più o meno mi girava in testa di arrivare a vendicari, ma sul come e sul quando (o in quanto tempo, per essere precisi) non avevo nessun programma specifico.
Parto alla volta di lido di noto, i primi sette chilometri circa. Il tempo è variabile, c'è un sole stupido che coglioneggia da dietro le nuvole, ma in fondo è meglio così, almeno eviterò di accentuare la mia abbronzatura da muratore.
In teoria la strada è facile ma ho il vento contro, della serie che la discesa diventa pianura, la pianura salita e la salita - beh - salita salita. Per fortuna dopo un po' il vento è diminuito, ma non prima che arrivassi a lido di noto. Parcheggio la bici accanto al paninaro chiuso - che fa una sorta di pizza in formato panino che ha chiamato "croc" e che in realtà non è nulla di che - giusto il tempo di bere una goccia d'acqua e scattare un paio di foto. Mi aspettavo casino dato che è domenica e invece non c'è praticamente nessuno, anche se effettivamente sono le due e qualcosa e ancora sono tutti a casa a mangiare.
Arrivo al bivio: a destra c'è tutto, a sinistra solo contrada eloro, un posto magnifico in cui sono stato innumerevoli volte e in cui mi sono divertito a fare trial con lo scooter. Adesso però non posso fare cazzate che non ho una mtb.
Il bello della bici è che la strada parla. Mi spiego: in auto o con lo scooter le strade sono più o meno uguali, mentre in bici ti accorgi di mille cose in più: pendenza, tipo di fondo ecc.
Così quella che era sempre stata una salita e basta, adesso diventa una rognosissima rampa che urla "che ci sei venuto a fare qui?".
Ingrano la prima, accendo il motore (praticamente per la prima volta) e vado su. Vado oltre e si apre davanti a me quel paesaggio stupendo che è l'unico motivo che mi ha spinto a venire sin qui:
Provo a proseguire lungo la strada che diventa subito un sentiero sterrato, attraversato da pecore con cui un pastore dialoga a suon di fischi e suoni gutturali. Riesco a passare e arrivo ad un cancello. Chiuso.
Ok, si torna indietro, e questa volta prendo a destra per "tutte le direzioni tranne eloro". Qui il paesaggio si fa ancora più bello, pedalo lentamente immerso nel silenzio più totale. Arrivo alla colonna pizzuta e la supero, rendendomi conto che la strada vira verso l'entroterra, il che vuol dire da qui in poi sarà tutta in salita per un bel pezzo.
Arranco per un po' con la lingua di fuori come un cane prima di accendere di nuovo l'assistenza. Il motorino inizia a ronzare e la fatica diminuisce ma non sparisce del tutto. Sono sempre in seconda e con l'assistenza su "normal". Dopo un po' torno alla civiltà e mi ricongiungo alla provinciale.
Parcheggio la bici accanto ad una casa abbandonata e bevo una sorsata d'acqua. Siccome sono scarso sono già piuttosto stanco. Se prendo a destra vado a noto e torno a casa, e il pensiero mi alletta un po'. Ma poi mi decido di prendere a sinistra, la spiaggia di calamosche non dovrebbe essere poi così lontana.
Proseguo fino ad arrivare all'ingresso della spiaggia. Sono sette chilometri di provinciale, tutta in salita. Il tratto più brutto di tutto il giro. Arrivato alla svolta a sinistra verso la spiaggia mi porto al centro della carreggiata e segnalo che sto per girare, ma questo non impedisce a uno stronzo con una bmw gs di venirmi quasi addosso a tutto gas strombazzando il clacson. Scarto a destra, imprecazione di rito, guardo bene da entrambe le parti e imbocco la strada.
Farei qualche foto, ma avevo conservato la fotocamera nello zaino quando mi ero fermato all'incrocio, e decido di continuare. Il sentiero sterrato non è molto difficile e mi permette di procedere - finalmente in leggera discesa - a 8-10 km/h per non sollecitare troppo la bici. Arrivo al cancello della riserva e chiedo se posso entrare con tutto il mezzo.
Il guardiano alza le spalle come a scusarsi - forse vedendomi stanco e trafelato - e mi dice di no. Anche se spingo la bici a mano? "Mi dispiace, non si può". Vabbè come non detto, me l'aspettavo in fondo.
Tanto per non lasciarvi a bocca asciutta ecco la spiaggia di calamosche in una foto presa da internet:
Torno indietro e ripercorro la provinciale fino all'ingresso di noto. Quella che era stata un'antipatica salita adesso diventa una discesa vertiginosa: senza pedalare raggiungo i 40km/h in un batter d'occhio, e comincio a farmela addosso perchè mi rendo conto che i freni della b'ebike fanno abbastanza schifo. Quello posteriore non ha mordente e quello anteriore fa più casino di un disco dei converter.
Arrivo all'ingresso di noto e faccio un'altra piccola pausa per bere e mandare un messaggio alla mia ragazza per dirle che sono ancora vivo. E anche per far risvegliare la mia attrezzatura riproduttiva che si è un po' intorpidita.
Riparto per avola attraverso la statale 115, che fa continuamente su e giù ma con una sola salita impegnativa che però supero più o meno agevolmente grazie all'assistenza. Polpacci e quadricipiti cominciano a dirmi che sarebbe ora di finirla e dopo poco arrivo ad avola, passo davanti alla porta di casa mia e volo di filato al blu bar a prendermi un bel caffè.
Per oggi è andata.
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